venerdì 9 dicembre 2011

Esistenza Negativa I - Il passato

Sto lavorando a diversi racconti, e spero di postarne uno entro la fine dell'anno. Intanto però, oltre a quei progetti ne ho un altro, ossia un poema dal titolo, appunto, "Esistenza Negativa", decisamente più lungo delle mie solite poesie. Io lo chiamo, in contrapposizione ai poemi epici, un poema patetico, nel senso originario del termine, che deriva da pathos, ossia sofferenza. Il poema come lo ho pianificato ha quattro canti, questa qui è solo il primo, mentre gli altri li posterò man mano che li finisco (ma gli ultimi due sono ancora in alto mare). Nient'altro, se non spero che questo lungo poema possa piacervi.

Primo canto - il passato

Davanti ad un bianco
Schermo di computer me ne sto
E pesco perle di dolore
Dal profondo della mia anima
Per farne un poema non epico
Ma alquanto patetico invero.

Sono stanco, oh certo
Molto stanco e anche stufo
Di questa dura vita di dolor
Che non riesco a controllare
Come vorrei, né mai
Ci sono veramente riuscito

E per questo me ne sto solo
Come sempre senza nessuno
In un angolo della mia camera
A vegetare tristemente
Senza senso , sol col computer,
E a ricordare il tempo andato.

Una vita certo eroica
E’ stata la mia, in passato
Tanti anni epici, sicuro,
Ho vissuto, anche se mai
L’amor, mio sogno più grande
Si avverò davvero;

Anzi, da quel punto di vista
Due gigantesche delusioni
Ho avuto, da due persone
Amate da me profondamente
Che in un modo o nell’altro
Non mi hanno ricambiato.

La prima, quando sol quindici
Anni avevo, e la sfortuna
O forse il fato, chi lo sa,
Mi fece innamorare di colei
Che era la mia migliore amica
Come spesso succede:

Ma lei solo come amico
Mi vedeva, e chissà cosa
Avrà pensato di me;
Fatto sta che mi ha abbandonato
A me stesso, da un dì all’altro
Lasciandomi triste e rabbioso

E per anni, ed anni ancora
Mi trascinai col male addosso
Camminando le strade della vita
Con sommo scoramento, solo
E tanta rabbia dentro di me
Verso il mondo tutto

Certo, scoprii così un amor nuovo,
Quello per il prezioso metallo,
La musica del mio cuore
Che mai mi abbandona;
Ma anch’esso non poteva riempir
Il buco che ho nell’anima

Ma il tempo passava
E io pensavo che, col tempo,
Il male sarebbe scomparso;
E arrivai a credere che il dolore
Era ormai lontano da me,
Che folle son stato, santo cielo!

Così per compensare
Il vuoto che sentivo dentro
Dopo tanto tempo da quando
Il cor mio fu spezzato
Andai ancora alla ricerca
Di una nuova esperienza

La seconda volta, così arrivo,
Come l’altra volta questa,
Cominciai a provare di più
Che il solo affetto
Per la mia migliore amica:
E riuscii a conquistarla, stavolta

All’inizio fu così un idillio
Una relazione perfetta;
Sembrava sì solida
Da poter durare per sempre
Ma era solo un’illusione,
Un inganno da parte sua.

Per queste ragioni deleterie
Che nemmen voglio rimembrar
Anche questa storia finì
Un caldo giorno di luglio
Lasciandomi ancora peggio
Di quanto io sia mai stato

E mi ricoverarono
In una specie di manicomio
Dove rimasi due settimane
Poi uscii, ma non per questo
Mi sentii meno folle,
Al contrario, ero impazzito.

E ancor oggi mi sento pazzo
Di dolore e di sofferenza
Che non vanno via mai,
E non lasciano una volta in pace
Questa mia anima devastata
Dal peso della solitudine.

Poi ripenso ancor al passato
E rivedo tante altre
Delusioni cocenti
Da persone che conobbi
E che in un modo o nell’altro
Mi han tradito inevitabilmente

Tanti uomini e donne
A cui ho dato fiducia
E che mi hanno usato
Come uno straccio vecchio
Che hanno buttato
Quando più non servivo.

E la mia anima si è
Così ferita sempre più
Tanto da preferir quasi
Quest’orrida solitudine;
E così ho sofferto tanto
Dalla nascita fin’ora.

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