sabato 19 luglio 2014

Enigmi nell'oscurità

E' arrivato il turno di un altro racconto breve per un concorso su un forum, tanto per cambiare, ma stavolta è un racconto abbastanza particolare riferito a quello che scrivo di solito, molto più intimista del solito; nonostante questo, la struttura è quella solita del mio racconto tipico. Tutto qui, per il resto spero solo, come al solito, che vi piaccia! 

Enigmi nell'oscurità

Ormai non ricordo quasi più niente della mia vita, se poi quella che ho vissuto si può definire tale. Tutto è nebuloso, tutto sta lentamente scomparendo nelle tenebre: l’unica cosa che ricordo bene è quel giorno, l’ultimo passato col mio amico Lucio… quel giorno che ha cambiato totalmente la mia prospettiva di vita. 

La madre di Lucio ci aveva mandato a comprare il latte al negozio sotto casa. Ci eravamo mossi senza indugio verso il frigorifero e poi eravamo filati alla cassa: avevamo troppa voglia di riprendere a giocare a scacchi.
«Quanto viene?» chiese Lucio al cassiere.
«Un euro e venti» rispose questo con tono brusco.
«Hai venti centesimi?» mi chiese il mio amico, ma non li avevo, così  fu costretto a tirar fuori una banconota da cinque euro. Raccolto il resto, ci avviammo verso l’uscita, mentre il cassiere continuava a fissare Lucio quasi con disprezzo. Ormai succedeva spesso, che la gente lo guardasse così, ma né lui né io riuscivamo a capirne il motivo, seppur ne avessimo discusso a lungo. In ogni caso, io lo ammiravo: fosse capitato a me, sarei stato solo capace di deprimermi, ma lui era sempre tranquillo, nulla sembrava ferirlo. 

Uscimmo veloci dal negozio ed imboccammo il portone; salimmo le scale di corsa e giungemmo rapidamente alla porta di casa.
«Sei tornato, Lucio? Puoi venire qui un momento?» urlò dal soggiorno la madre del mio amico, una volta entrati. La raggiungemmo, e vedemmo che insieme a lei c’era un’altra persona. 
«Questo è il dottor Guido Naselli, Lucio, ed è qui per aiutarti » spiegò quest’ultima. 
«Cosa? Perché?» rispose il mio amico.
«Beh, ultimamente… Insomma, mi è sembrato che tu stessi male. Forse non è niente, ma se andiamo in ospedale, è meglio. Va bene?»
«Ok, mamma.» 
«Posso venire anche io?» dissi, ma né l’uomo né la donna mi prestarono la minima attenzione, fissando invece il mio amico con uno strano sguardo; quest’ultimo però si girò verso di me e mi fece un cenno affermativo, il solito sorriso sincero stampato sul volto.

Il tragitto tra la casa di Lucio e l’ospedale era piuttosto breve, ma il tempo passò molto lentamente: l’atmosfera che regnava nell’auto era pesante, quasi irreale, e l’unica cosa che spezzava il silenzio era il suono del motore. Io ogni tanto scambiavo qualche occhiata con il mio amico, e nella sua espressione leggevo la mia stessa confusione: “perché la mamma ed il dottore sono così seri e tesi?” ci chiedevamo entrambi, ma senza osare aprir bocca per cercare una risposta. Quando la macchina si fermò, scendemmo e cominciammo a camminare, mantenendo ancora il silenzio: il dottore ci condusse attraverso i corridoi dell’ospedale, fino al reparto in cui Lucio doveva essere visitato.
“Dipartimento di igiene mentale… ma non ha senso!” pensai agitato, leggendo la targa all’ingresso, ma continuai a tacere; dopo aver attraversato una larga corsia, penetrammo così in un piccolo studio.
«Dunque, Lucio.» cominciò il dottor Naselli una volta che ci fummo tutti accomodati,  «Tua madre mi ha raccontato che ultimamente te ne stai sempre da solo in camera tua, un comportamento strano per un diciottenne. Vuoi spiegarmi qual è il motivo?»
«Io da solo? Ma non è vero! Tutti i pomeriggi li passo con Marco, invece!» disse Lucio facendomi cenno, la voce che rivelava un’agitazione pari alla mia.
«Marco? E chi è?» fece la madre
«E’ lui, il mio compagno di giochi! » replicò il mio amico  indicandomi, «Non te lo avevo già presentato? Eppure mi pareva di si!»
Naselli e la madre di Lucio si scambiarono uno sguardo: quello del primo era velatamente triste, ma quello di lei rivelava un vero e proprio orrore. Sottovoce, cercando di non farsi sentire da noi, il dottore parlò all’orecchio della donna, ma io riuscii lo stesso a sentire:
«A questo punto è probabile che lei avesse ragione a preoccuparsi, signora: suo figlio presenta i primi sintomi della schizofrenia.»
Ciò mi sconvolse profondamente, ma mai quanto ciò che la madre di Lucio disse subito dopo, ad alta voce:
«Ma Lucio! Qui nella stanza, a parte tu, io ed il dottor Naselli, non c’è nessuno!»

E poi, il buio. Il mondo mi crollò addosso, dopo la rivelazione di quella che, me ne resi immediatamente conto, era la verità: io non ero reale! Da allora non so quanto tempo è passato, potrebbe essere accaduto un’ora come cent’anni fa: da quel momento in poi sono stato immerso in questa specie di foschia nera, non riuscendo a fare altro che riflettere penosamente. Chi, o cosa, sono io? Da dove vengo, sono solo il parto della malattia di Lucio oppure in qualche strano modo esisto davvero? E cosa mi succederà, quando anche questi pochi ricordi che ormai mi rimangono spariranno nelle vuote tenebre che mi circondano? Non ho una risposta a nessuna di queste domande, a questo punto so solo una cosa. Tante persone dicono che la vita umana è solo una serie ininterrotta di dolori, e poi si muore: probabilmente è vero, ma sapete una cosa? Io non vorrei altro che essere vivo realmente, vivo come un vero essere umano, come voi…  

giovedì 10 luglio 2014

L'amicizia per me

Oggi è il 10 luglio: sono passati quindi due mesi esatti da quando ho aperto la mia gelateria/pasticceria Tentazioni della Gola, come vi avevo annunciato se vi ricordate. Dopo i primi tempi un po' frastornanti in cui la gelateria è rimasta quasi deserta per colpa del fatto che nessuno ci conosceva, le cose stanno iniziando ad andare meglio ed il locale, vista la particolarità della proposta, sta finalmente cominciando ad avere un nome; eppure in questi due mesi, più delle persone che sono venute, io ho notato di più le assenze, in special modo alcune persone che io credevo fossero amiche, che pensavo addirittura mi potessero aiutare, e che invece non si sono fatti vedere nemmeno una volta, il che è anche una delle cause del fatto che il successo lo stiamo costruendo lentamente, invece di partire subito dall'inizio.

Un altro pensiero ricorrente di questi ultimi giorni: Heavy Metal Heaven, il mio sito metal, sta crescendo in questi mesi, sempre più gruppi, anche di una certa importanza, cominciano a metterlo in evidenza ed a cercarmi per una recensione. Eppure, a livello di fan ancora scarseggiamo: seppur piaccia ai musicisti, il sito è comunque ancora piuttosto sconosciuto tra i tanti fan "semplici", e la crescita è lentissima; dall'altra parte, invece, vedo siti che esistono da molto meno tempo e che pubblicano materiale - lasciatemelo dire - di qualità infima, tipo recensioni striminzite o piene zeppe di errori grammaticali da risultare quasi illeggibili, ma che nonostante questo hanno, per esempio su Facebook, più fan (molti, di solito) rispetto ad Heavy Metal Heaven.

I due fatti sono ovviamente facilmente accomunabili: sia Tentazioni della Gola che Heavy Metal Heaven stanno avendo meno successo di quanto avrei potuto auspicarmi. Ma qual è il motivo? In prima analisi si potrebbe dire che ho sbagliato le mie scelte di "marketing", e forse in parte ciò è vero: come ogni azienda, ho fatto cose che ha attratto le persone e cose che invece l'hanno allontanate. La ragione è quindi un'altra, ed io credo del resto di sapere quale sia: è la mia ormai assodata e cronica incapacità di riuscire a stringere qualsivoglia rapporto d'amicizia. Sarà che ormai non ci provo più, che al provare a stringere rapporti che poi finiscono per fallire irrimediabilmente preferisco stare sulle mie e non andare più a cercare le persone: fatto sta che ancora adesso mi stupisco che gente che consideravo, se non amica, almeno di "buona conoscenza" in realtà non sia affatto tale, e che le persone sinceramente "amiche" (quindi non solo amici, parlo anche di Monica, per esempio) che ho si possono contare sulla punta di una mano sola (senza peraltro per nulla riempirla).

Qual'è il motivo alla radice di questa mia incapacità? E' una vita che ci rifletto su ma non riesco veramente a capirlo; so solo che la cosa mi rende triste ed insieme mi fa incazzare con me stesso, sempre di più. Se non altro mi arrabbio per la consapevolezza che mentre Tentazioni della Gola, essendo sul territorio producendo il gelato (che bene o male piace a tutti) potrà crescere sempre più, Heavy Metal Heaven, visto il numero non esagerato di appassionati del genere, non potrà mai diventare grande, nonostante tutti i miei sforzi. Lo stesso vale per questo blog e per i racconti che contiene, e mi rendo sempre più conto, ogni giorno che passa, che mentre tanti "blogger amici" si fanno conoscere l'un l'altro recensendosi a vicenda, il mio sogno di poter vivere, un giorno molto lontano, solo della mia scrittura è di fatto irrealizzabile, perché nessuno mi conoscerà mai; ed ogni volta che penso a questi fatti, mi viene voglia di chiudere sia Hand of Doom che Heavy Metal Heaven. La mia unica speranza è che non venga il giorno in cui io dia di matto e lo faccia veramente; in ogni caso, comunque sia, scusate lo sfogo, spero di tornare presto a post più allegri.

giovedì 3 luglio 2014

Un anno

Oggi è l'anniversario mio e di Monica: esattamente un anno fa, il 3 luglio del 2013 (come vola il tempo!), ci mettevamo insieme, e da allora lei è stata una presenza fissa e bellissima nella mia vita. Potevo quindi, per l'occasione, non dedicarle una poesia? Ovviamente no! Questa comunque non è niente di che, ma spero che almeno al mio grande amore piaccia.

Un anno

Quasi non sembra che sia passato
Un intero anno dal dì in cui
Il primo bacio tu mi hai dato
Rischiarando i miei giorni bui

Allora, scacciati i miei mali
I mesi veloci sono volati,
Pieni di momenti tanto speciali
Come mai ne avevo provati.

E ogni giorno, a tutte le ore
Mi benedici col tuo restare
Nei giorni miei se no sbiaditi

Ma è un’altra la cosa migliore:
Che questo tempo non è singolare
Ma l’inizio d’una vita uniti