martedì 16 settembre 2014

"Imperial" di Alessandro Girola

Forse qualcuno tra voi si ricorderà del concorso Distopie Impure, a cui ho partecipato e che alla fine è stato annullato. Nonostante quell'evento ho comunque continuato (e continuo tutt'ora) a seguire Plutonia Experiment, il blog gestito da Alessandro Girola, organizzatore del concorso, nonché scrittore anche piuttosto affermato, almeno livello di underground. Data la poca fiducia (sbagliata, probabilmente) che nutro nei confronti del self publishing, fino a poco tempo fa di questo autore, che pubblica quasi esclusivamente su Amazon, non avevo letto nulla: quando però sul suo blog lo stesso Girola ha annunciato l'offerta del suo romanzo breve Imperial gratis, non avendo nulla da perdere e da spendere (si, lo so, sono un tirchione) l'ho acquistato. Prima di cominciare a parlare del libro, credo siano necessarie un parlo di premesse: la prima è che nonostante, come avrete capito, ci sia rimasto molto, molto male per l'amaro finale di Distopie Impure, non ho certo scritto questa recensione per sfogare il rancore o per qualche forma di vendetta; se siete perciò a caccia di recensioni cattive e taglienti (nessuna vergogna, a me capita spesso di farlo), questa non è ciò che fa per voi. Seconda puntualizzazione: io non sono un grandissimo lettore del genere horror (se vi dicessi quale grande autore del genere mi ha annoiato a morte, mi uccidereste), quindi questo articolo non ha alcuna pretesa di essere oggettivo, o di rappresentare l'opinione di un esperto.

Questa la trama riassunta in breve (come sempre, da qui spoiler alert). Il protagonista Jacopo ha una vita piuttosto squallida: dopo un divorzio alle spalle con una moglie fedifraga e la fine del suo sogno professionale di reporter di viaggio in Asia, ora egli lavora come telefonista per un azienda di succhi di frutta, vivendo ogni giorno uguale all'altro, senza quasi prospettive. Una notte, però, di ritorno dal lavoro sulla statale 36, si imbatte in una macchina che non si incrocia spesso sulle strade italiane, una Chrysler Imperial gialla del 1993, e per curiosità la segue finché non scopre qualcosa al di fuori dall'ordinario: accostatasi ad una prostituta, l'auto la fagocita, catturandola con degli strani tentacoli. Sconvolto da quello che ha visto ed anche dalla consapevolezza che a sua volta la macchina lo ha individuato, ma anche incuriosito e voglioso di un diversivo nella sua vita, Jacopo comincia a fare delle ricerche, che lo portano a trovare vecchie storie di partigiani su un carro blindato tedesco spiritato durante la seconda guerra mondiale e riferimenti alla leggenda mitologica della caccia selvaggia; in principio, accoglie tutto con un giustificabile scetticismo, ma man mano che va avanti con la sua ricerca, comincia a crederci. Scoperto il proprietario dell'automobile, si introduce nella autorimessa da lui gestita, ma è un passo falso: questi infatti lo scopre e si rivela sin da subito una minaccia. Succede però a questo punto che l'auto, che si è scoperto avere una volontà propria e poter parlare, uccide il carrozziere: la tenacia dell'ex giornalista l'ha infatti colpito, e lo vuole perciò come nuovo pilota. Jacopo accetta, ma non si fida dell'Imperial: scoperto accidentalmente il suo punto debole, molto banalmente il sale, riesce a portare la macchina in un impianto termale con una sala fatta interamente di tale sostanza, che la indebolisce ma non la sconfigge del tutto; a salvare l'ex giornalista dalla furia della creatura sarà però l'apparizione della vera caccia selvaggia, che finalmente scaccia dal mondo tale presenza demoniaca. (fine della parte di spoiler).

Se la trama insomma è abbastanza fantasiosa e particolare da cogliere l'attenzione, anche lo stile veloce ed incalzante di Girola fa il suo, riuscendo a tenere alta la tensione nei momenti che lo richiedono e rendendo il libro molto scorrevole, fatto tra l'altro favorito anche dalla sua brevità (tant'è che anche io, che di tempo per leggere ne ho avuto molto poco a fine agosto con la gelateria e tutto, ci ho impiegato comunque giusto una manciata di giorni a leggerlo). Dall'altra parte, qualche difetto questo stile lo ha, come una prima parte meno "mostrata" e più "raccontata" del resto, o qualche scelta di termini un po' astrusa (per esempio il termine tecnico "pseudopodi" come sinonimo di "tentacoli" è una scelta un po' spiazzante), ma comunque tutto sommato ciò è piuttosto veniale alle sorti del libro. Oltre a ciò, ho anche apprezzato le piccole citazioni nascoste qua e là (per esempio il riferimento alla Uno Bianca o quello a Sleipnir, il cavallo di Odino, che in pochissimi avranno colto, credo), le quali rendono il tutto più intrigante ed aiutano il lettore ad immergersi nel mondo creato dallo scrittore.

Pur non essendo chissà quale capolavoro, Imperial di Alessandro Girola è comunque un buon libro, eccellente se poi l'intento è intrattenersi per qualche ora con una lettura fantastica o dell'orrore. Personalmente, perciò continuerò a seguire questo autore, e leggerò con interesse gli altri romanzi autoconclusivi che con Imperial condividono lo stesso universo narrativo, sperando di trovarvi qualcosa di altrettanto interessante. 

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