martedì 15 dicembre 2015

La cultura e l'entusiasmo

Tutto è cominciato nello scorso mese di luglio. Per Heavy Metal Heaven, mi è capitato di recensire un gruppo che metteva in musica alcune tra le poesie del Canzoniere di Francesco Petrarca (alla faccia di chi dice che il metal è un genere povero culturalmente!). Il mio approccio con le recensioni è sempre quello di scendere più in profondità possibile: in questo caso, perciò, per svolgere al meglio il mio lavoro mi sono andato a rileggere i componimenti in questione, oltre a documentarmi sul poeta aretino. Questa ricerca, oltre a migliorare la qualità della recensione, ha avuto anche un altro effetto: mi ha consentito infatti di riscoprire la vita e le opere di un personaggio che in passato avevo drammaticamente sottovalutato.

Di Petrarca, infatti, ho un brutto ricordo, proveniente dal liceo: a quei tempi la sua opera, come anche quella di tanti altri poeti e romanzieri dei secoli passati, mi pareva vecchia e passata. senza grande valore. Molto meglio mi sembravano infatti i libri di autori contemporanei, rispetto a quel "vecchiume". Con le ricerche per la recensione di luglio, però, ho scoperto una poetica vibrante, piena di emozione, scritta con parole antiche eppure anche attualissima. In particolare, ho appurato che gli stati d'animo di Petrarca sono così simili a quelli che ho provato in certi momenti della mia vita, o che provo tutt'ora; più in generale, ho trovato una forte similitudine tra la sua sensibilità e la mia, il che è notevole, considerando i settecento anni di distanza. Perché prima d'ora non mi sono mai accorto di questi fatti? Probabilmente una parte della colpa è mia: quando studiavo Petrarca a scuola ero più giovane e molto meno maturo di come sono ora, quindi probabilmente non potevo apprezzare appieno la sua poetica. La colpa maggiore però la darei proprio alla scuola in sé.

Lui sicuramente approva quest'articolo
(crediti: Wikipedia)
Quando si parla di trascorsi scolastici, il discorso che va per la maggiore è spesso "non mi piace la materia X perché il mio professore era un incapace, la odiavo e quindi la odio tutt'ora". Questo non è però il mio caso: ho ancora un gran bel ricordo della mia insegnante di italiano del liceo, e probabilmente senza di lei non esisterebbe nemmeno questo blog. Il suo incoraggiamento a scrivere, fatto di bei voti ai miei temi e di esaltazioni alle mie capacità, è stata infatti la molla che da cui è partito il bisogno, qualche anno più tardi, di mettermi alla prova come scrittore. Quindi, a oggi giudico la mia ex-professoressa molto capace di fare il proprio lavoro: eppure, nemmeno lei è riuscita a mostrarmi il vero valore di certi autori. Questo perché, secondo la mia modesta opinione, il problema è proprio nel sistema educativo. A scuola, poeti come Petrarca vanno insegnati per forza, spesso anche a studenti troppo giovani e immaturi per poterli apprezzare: il risultato è che questi insegnamenti diventano spesso semplici nozioni da imparare a memoria, insomma niente di più che un fastidio.

Più in generale, credo che ci sia qualcosa di profondamente sbagliato nell'educazione italiana, che insegna molti concetti ma non riesce a trasmettere passione per gli argomenti trattati. Poi, visto che non sono dentro a questi meccanismi, non so da cosa derivi questa situazione  né tanto meno so proporre una soluzione. Sono sicuro, però, che un maggior entusiasmo per la cultura di tutti i tipi, letteraria ma anche scientifica, artistica, e così via, farebbe un gran bene a questo paese. Di sicuro, farebbe bene agli scrittori e agli aspiranti tali come me, che potremmo averte un pubblico di lettori più vasto, ma non è solo questo: sicuramente anche a livello economico il paese riuscirebbe a fare grandi cose, visto il suo passato glorioso e la quantità di cultura sparpagliata sul territorio. Difficile attuare questo risveglio, vista quella che è l'attuale società italiana: a mio avviso però non costa nulla sperare in un futuro migliore, con più persone che amino i poeti come Petrarca, ma anche i grandi romanzieri, gli artisti, la scienza e la cultura a tuttotondo!

La domanda: secondo voi, perché l'Italia ha un grande passato letterario che però oggi viene bistrattato?

4 commenti:

  1. ...perché capita di rado in Italia di trovare buoni insegnanti che ci insegnano a usare la testa e ad apprezzare certe cose? ;-)
    ...perché siamo abituati a seguire le mode anche quando ne faremmo a meno e i classici "non sono di moda"?
    ...perché teniamo troppo al parere degli altri?
    ...perché "secchione" è un complimento e ci hanno abituati a considerarlo un insulto?

    Ciao!

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    1. Sicuramente sono tutti motivi validi. Io però sono convinto che se certi argomenti fossero trattati più avanti, davanti a studenti più maturi, forse potrebbero essere meglio apprezzati. Non c'è solo la "stupidità" dei ragazzini e la non bravura di certi insegnanti, ma forse è anche una questione di maturità :) .

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  2. Io penso che una piccola risposta sia che ciò che ci viene imposto di norma non ci piace. I ragazzi vedono la scuola come un'imposizione inutile, una palla al piede, qualcosa che non serve a niente e la lettura di cose antiche ancora di più: che può servire nella vita sapere di Dante, Petrarca, Boccaccio e via discorrendo?
    Inoltre in una sorta di ribellione giovanile, i libri che vengono imposti piacciono sempre meno: quando ero ragazzina a scuola volevano che io leggessi a tutti i costi "l'amico ritrovato". Mi sono sempre rifiutata perchè il temo olocausto mi fa sempre abbastanza impressione. L'ho letto la scorsa estate per il Reading Challenge e devo pure ammettere che l'ho trovato carino (e molto per ragazzetti). Ma questo sta a significare che se uno legge perchè lo vuole fare, è più stimolato che farlo perchè deve farlo o perchè devi farci una scheda di lettura.
    Oltretutto penso che ci sia bisogno anche di una spinta famigliare nel piacere della lettura: se dei genitori sono accaniti lettori, è più facile che anche i figli apprezzino di farlo (ovviamente ci sono le eccezioni, Nicola docet come tu ben sai).

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    1. Sicuramente ciò che è imposto viene rifiutato, ma secondo me dipende anche dall'età. Per esempio, parlando di filosofia, dei filosofi dell'ottocento, studiati nell'ultimo anno di liceo, ho un gran bel ricordo, mi piaceva proprio leggere i loro pensieri. Di quelli greci antichi, studiati molto prima, sono invece confusi e noiosi. In fondo prima o poi la fase di ribellione finisce: allora forse è quello il momento per insegnare le cose più importanti :) (o magari è opportuno farlo anche prima, chissà).

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