domenica 11 gennaio 2009

Gli Stranieri

Ecco un altro racconto. Questo parla sopratutto di intolleranza religiosa, e di come la religione può portare a fanatismi che non hanno nulla di religioso in se, ma sono solo violenza gratuita. Ringrazio Sandro per avermi consigliato di riscrivere quasi completamente il racconto, anche se questo non è un racconto così buono, quello originale era molto peggiore, a mio avviso. Spero comunque che venga apprezzato, è stato il meglio che abbia potuto scrivere sull'argomento.

Gli stranieri

Le campane suonarono a festa nel villaggio, quel giorno, e la popolazione si riversava urlante nelle vie e nelle piazze, festosa. Festeggiavano la liberazione da Satana, dai malvagi invasori che tramavano oscure eresie. Tutto era cominciato poco meno di 2 settimane prima, quando nel villaggio, un martedì mattina presto, erano apparsi quei sei strani individui, tre uomini e tre donne, che a primo acchito sembravano persone comuni, forse dall’aspetto più curato di un normale cittadino ma comunque normali. Però appena aprivano bocca rivelavano subito la loro anormalità: parlavano in uno strano dialetto, mai sentito in quel villaggio dell’Inghilterra centrale, comprensibile ma che anche agli abitanti del villaggio appariva molto rozzo. Inoltre, il loro comportamento era davvero strano, anche per uno straniero. Nonostante ciò, il capovillaggio li accolse con tutti gli onori, poiché gli stranieri si dicevano abitanti di una terra straniera e molto lontana, e ambasciatori di un grande stato.

I guai però non tardarono ad arrivare: per gli stranieri era stato costruito un piccolo palco in legno nella piazza centrale, proprio davanti alla chiesa del Signore Iddio. Il capo dei forestieri, un uomo alto e magro, bloccò le persone che volevano entrare in chiesa appena prima della messa domenicale, dicendo che la messa era stata rinviata grazie ad un accordo con il parroco (ed ovviamente era una menzogna). Disse nel suo strano dialetto che il suo nome era Cliff, che veniva dal suo paese per dimostrare la Verità reale agli uomini e per liberare gli abitanti del villaggio. Dopodiché iniziò ad affermare che Dio non esisteva, che era tutta un invenzione volta solo a creare infelicità. La rabbia delle persone si manifestò subito, con urla e insulti verso i confronti degli stranieri, e già alcuni provavano a salire sul palco per dare ai blasfemi ciò che meritavano; del resto Dio stesso avrebbe voluto la morte di coloro che bestemmiavano il suo nome. I vendicatori tuttavia vennero fermati dalle guardie del villaggio, che seppur indignate avevano ricevuto l’ordine tassativo di proteggere gli ospiti a qualunque costo. Una volta che il trambusto si fu calmato, lo straniero Cliff parlò di nuovo e disse che poteva dimostrare quanto diceva. Una marea di risate si sollevò, e un pomodoro volò ad un pelo dalla sua testa bionda, facendogli decidere che era meglio desistere dal parlare ulteriormente al popolo.

Il giorno dopo, le guardie del villaggio, messe a disposizione degli stranieri dal capovillaggio, furono viste erigere fuori città un altissimo palo verticale usando del ferro comprato dagli evidentemente molto ricchi forestieri. Il palo non sembrava avere alcuna funzione, era solo un stretta colonnina di metallo più alta di ogni tetto delle case e di ogni albero nel circondario, e con una punta acuminata in cima. Solo in un secondo momento si capì come avevano fatto a costruirlo in così poco tempo, tuttavia nessuno pensò che ci fosse qualche trucco sotto. Il pomeriggio, sul palco, lo straniero Cliff spiego che quella balzana asta era ciò di cui avevano bisogno per dimostrare la loro tesi sull’inesistenza del Signore. Passarono cinque giorni, e all’improvviso la mattina del sesto gli stranieri invitarono i popolani ad uscire e a recarsi nei pressi del palo. Era un giorno nuvoloso e cupo, presto cominciò a diluviare, ma a una certa distanza dal palo erano state fabbricate delle tettoie, abbastanza estese da coprire dalla pioggia praticamente tutto il villaggio. Il forestiero Cliff disse che presto il palo sarebbe stato colpito da dei fulmini, come per magia. Forse per coincidenza, forse per uno strano scherzo del destino, il palo venne colpito da una folgore, poi da un altra, poi da un altro ancora, a distanza di circa un quarto d’ora l’una dall’altra, e andò avanti per ore, finché non cessò la tempesta.

L’indomani, era ancora nuvoloso, ma non vi fu pioggia. Gli stranieri bloccarono di nuovo i popolani desiderosi di ricevere la comunione. Anche stavolta fu il forestiero Cliff a parlare, e esordì domandando alla folla come mai, se era Dio a mandare i fulmini, aveva colpito solo il palo? Il palo attraeva i fulmini, evidentemente, quindi non era Dio a controllarli, ma il palo: Dio quindi non esisteva. Stavolta questa blasfemia non fu perdonata, neanche dalle guardie, che si voltarono e tentarono di aggredire gli stranieri. Si scatenò quindi la confusione più totale: due delle guardie assalitrici sparirono all’improvviso rimpiazzate da una nube di fumo, dopo essere state colpite da uno strano raggio rosso uscito da uno strano oggetto metallico tra le mani dello straniero Cliff. La folla, presa dal panico, iniziò a fuggire, spaventata dalla magia nera usata dall’ormai odiato ospite, dalle arti oscure usate da quell’adepto di satana, finche la piazza non si fu svuotata. Con un altro sacrilegio, lo stesso straniero riuscì a alzare il volume della sua voce in maniera che tutti lo sentissero, anche coloro che si erano barricati in casa sbarrando le finestre. Disse con un tono molto triste che il giorno seguente lui e gli altri del suo gruppo se ne sarebbero andati via per non tornare mai più.

Venne l’indomani, e la popolazione si raccolse nel primo pomeriggio davanti a quelli che erano stati gli alloggi degli ospiti. Gli appartamenti furono trovati vuoti: per una volta gli stranieri avevano mantenuto la parola data. All’improvviso, nel cielo si accese un secondo sole, gigantesco e splendente. Iniziò a muoversi, prima quasi in orizzontale, poi si allontanò sempre più fino a scomparire. Il sacerdote, presente anche egli agli alloggi degli stranieri, e anche egli testimone di quel prodigio, riconobbe che era un segno della benevolenza del Signore verso il popolo, che aveva così ben combattuto quei servitori del male, e dichiaro quel giorno come festa del villaggio.

Nel frattempo, il capitano Clifford Timson vedeva dall’oblò il villaggio  allontanarsi sempre di più, con grande malinconia; aveva fallito, fallito miseramente. La sua missione era quella di eliminare ogni forma di religione dalla faccia della Terra; quindi la sua disfatta era delle più totali. Se non era riuscito nel suo compito nemmeno con un piccolo villaggio, non sarebbe sicuramente riuscito a fare qualcosa di concreto per completare la sua missione. Era certo che quel metodo, sebbene molto rudimentale, sarebbe riuscito a convincere delle persone semplici come gli abitanti del villaggio; invece non solo non aveva avuto successo, ma nel panico aveva anche usato il disintegratore su due povere persone uccidendole. La tristezza lo attanagliò: egli sapeva bene che lo scontro tra cristianesimo e islam aveva causato negli anni  2036-2037 e.v. una guerra atomica da cui in pochi si erano salvati, e per la quale il pianeta Terra era stato completamente raso al suolo, la sua natura distrutta, la sua superficie resa invivibile. Il capitano rivedeva nella sua mente i primitivi video con le interviste ai sopravvissuti, rivedeva la disperazione nei loro occhi per ciò che avevano perso.

Tra le poche centinaia di persone che erano riuscite a portarsi in salvo vi erano fisici, ingegneri, astronauti, astronomi; grazie all’unione  delle loro conoscenze, essi erano riusciti a costruire strutture sul pianeta Marte sufficienti a sopravvivere. Nell’anno 2609 e.v. si era finalmente inventata una macchina in grado di viaggiare attraverso il tempo, ed era stato scelto un team qualificato di “marziani”, che era stato inviato sulla Terra a bordo di un astronave nell’anno 1609, mille anni prima, per cercare di eliminare cristianesimo e islamismo ed evitare così la guerra. Non avevano però fatto i conti con l’ignoranza e la testardaggine della gente di quel periodo, e per questo avevano fallito.  Il capitano Timson ormai aveva capito che non aveva più nulla da fare in quella zona dello spazio tempo, sapeva ormai che l’ignoranza uccideva più della spada e del disintegratore, così diede un ultimo sguardo alle isole britanniche che ormai erano completamente visibili dall'oblò, dopodichè ordinò al suo navigatore di inserire come coordinate temporali l’anno 2009 e.v., nella speranza di trovare meno ottusità nella gente di quel periodo storico; e mentre la nave viaggiava avanti di 400 anni, giù in basso gli abitanti del villaggio facevano festa, ignari di tutto, perfino del fatto che la loro ostinazione e la loro ottusità avrebbe potuto distruggere completamente i loro discendenti e quel magnifico pianeta su cui ora danzavano e festeggiavano.

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