sabato 3 ottobre 2009

Il messaggio

Come promesso qualche settimana fa, ecco qui il racconto che parla di quell'evento. E' il solito racconto di fantascienza del mio genere, e detto questo non anticipo nulla. Se volete saperne di più... non vi resta che leggerlo.

Il messaggio

Sembrava una sera come le altre, quella del 15 agosto del 1977, al Perkin Observatory dell'Ohio. Era una sera molto tranquilla, o almeno così sembrava, eppure qualcosa stava avvenendo. Controllando il tabulato che il calcolatore che gestiva Big Ear, il grande radiotelescopio dell'osservatorio, il dottor Jerry Ehman vide che c'era qualcosa di veramente bizzarro. In una particolare frequenza dello spettro, il segnale era molto più intenso del normale, anzi, andava quasi oltre la capacità della strumentazione. Appena finito, Ehman era tanto eccitato da cerchiare la sequenza alfanumerica che indicava il segnale, scrivendovi accanto “Wow!”; e il giorno successivo il tabulato venne analizzato. Si vide che il segnale era durato esattamente 72 secondi, il tempo in cui la rotazione del pianeta mostrava e poi toglieva dal campo del telescopio una particolare area del cielo, perciò doveva per forza essere un emissione dall'esterno, non dalla Terra o dintorni; ed era in una frequenza tra quelle più adatte a propagarsi attraverso il mezzo interstellare, nonché una di quelle che era proibita utilizzare per legge, proprio per non interferire con i radiotelescopi. Che cosa poteva mai essere? Lo stesso Ehman non credeva fosse artificiale, era molto scettico che si trattasse di un qualche messaggio da una civiltà extraterrestre, e pensava più in un fenomeno naturale di qualche tipo, una stella particolare o qualcosa del genere.

La strana emissione venne ricercata a lungo negli anni a seguire, ma non si riuscì più a trovarla. Si pensò che poteva proprio essere un segnale extraterrestre, inviato una sola volta, esattamente come l'unico segnale mandato dagli uomini verso le stelle nel 1974; Tuttavia non c’era alcuna certezza scientifica, si potevano fare solo speculazioni, ne si potevano fare verifiche di alcun genere analizzando i tabulati, visto che il Big Ear non registrava il contenuto ma solo l'intensità del segnale che era arrivato. Quando poi nessuno ci stava più pensando, successe di nuovo. A esattamente 34 anni dal primo messaggio, la sera di ferragosto del 2011, il Very Large Array di Socorro, in New Mexico, recepì di nuovo un potente fascio onde radio, dallo stesso punto del cielo da cui era arrivato la prima volta e sulla stessa lunghezza d’onda. In breve tempo i radiotelescopi disponibili vennero puntati tutti nella stessa direzione, appena in tempo per registrare la veloce scomparsa del segnale. Poco male, comunque, il VLA aveva registrato tutto. Il messaggio però era sicuramente in una lingua incomprensibile, e nessuno sapeva come fare a decifrarlo, a capirne il senso. Ci furono dei matematici che ci provarono, comunque, sperando di trovare qualche metodo per scoprire, per trovare qualcosa di simile a delle parole.

Il segnale venne ricevuto a intervalli regolari di 34 anni, per ben altre ventuno volte. Si presentava ogni volta puntuale al secondo, alla stessa ora del 15 agosto del trentaquattresimo anni. Per tutto il tempo, gli scienziati non poterono far altro che registrare il misterioso messaggio senza aver la possibilità di decifrarlo, nonostante ci fossero molteplici studi per tentare di carpirne il contenuto. La ventitreesima volta sembrava come le altre: il 15 agosto del 2725, regolarmente, venne ricevuto la stessa trasmissione. Qualche settimana dopo, tuttavia, successe qualcosa di inaspettato: l’informatico Satoru Nagasawa, quasi più per gioco che seriamente, applicò al messaggio un algoritmo, da lui stesso inventato e usato, tra gli altri, per programmare i computer di ultima generazione, convertendo ogni gruppo di numeri in una lettera dell'alfabeto latino o in un simbolo. Si aspettava che la macchina buttasse fuori una serie senza senso di lettere, invece, con stupore e sgomento, il risultato venne fuori in inglese : “Beware the hydrogen bombs!”, “Attenti alle bombe all'idrogeno!” si ripeteva una decina di volte nel messaggio. Ricontrollò per giorni, cercando un errore nell'algoritmo, un bug nel calcolatore, un qualche scherzo, una qualsiasi falla, ma non trovò nulla: allora, spaventato dal contenuto del messaggio, riferì immediatamente tutto al suo superiore, il direttore della facoltà di informatica di Kyoto. In brevissimo tempo la notizia si sparse per il mondo. Ci furono reazioni diversissime, da chi si diede al nichilismo più sfrenato a chi disse che era un messaggio che metteva in guardia l'uomo; da chi si spaventò a chi ne fu felice. Ci furono episodi gravissimi, da stragi senza senso a suicidi di massa, in ogni parte del mondo, e non solo: la paura invase anche gli ambienti politici. Ci furono grandi discussioni, anche feroci, a livello nazionale e internazionale: alcuni sostenevano che il messaggio non era minaccioso, che non aveva senso mandare una tal comunicazione per secoli senza attaccare, una civiltà intelligente e guerrafondaia avrebbe compiuto un attacco a sorpresa invece che annunciarsi, che invitava solo a non costruire quel tipo di arma; e dall'altra parte c'era chi diceva che era una minaccia, che non si poteva capire la logica o la morale degli alieni, e che per difendersi la Terra avrebbe dovuto armarsi pesantemente. Dopo un anno intero di dialoghi, di scontri, di violenze tra i membri delle due fazioni, la seconda prevalse: e L'ONU, guidato dal neopresidente Paulo Lima Do Santos, esponente di rilievo di quella parte, in una sua storica delibera consentì, senza alcuna limitazione, che gli stati si dotassero di bombe all'idrogeno, poiché si pensava che la stessa arma del nemico lo avrebbe spaventato tanto da fargli abbandonare ogni intento guerresco: a tale scopo vennero inviati varie risposte nel punto dove probabilmente si trovava il loro pianeta. Nonostante le proteste dei movimenti pacifisti, non ci fu nulla da fare, sull'onda della paura ogni stato mondiale che poteva farlo si dotò di bombe H.

Gli anni diventarono decenni, poi secoli. Gli stati si dotavano sempre più di armi a fusione, all'inizio per terrore dell'invasore alieno. Poi la vera ragione venne dimenticata, nessuno ricordava più i messaggi, la cultura di ogni tipo (compreso quella storica) veniva progressivamente meno, sostituita da una esaltazione della forza bruta. L’unico tipo di conoscenza concessa all’uomo diventò presto quella scientifica, ma non nelle modalità del passato, ovvero con una scienza che esplorava e tentava di capire, affascinata dal mondo; al contrario, le conoscenze scientifiche servivano solo per costruire armi sempre più sofisticate. Alla fine, il processo di armamento divenne solo dimostrazione di potenza da parte dei singoli stati, rivolta agli altri, mentre all'interno il nazionalismo dominava ormai sovrano e le libertà democratiche venivano sempre più limitate. In una situazione del genere, non potevano che esserci tensioni internazionali. C'erano sempre i pacifisti che protestavano per la situazione, ma ormai la polizia uccideva i dissidenti senza incontrare nessun problema. La maggior parte del movimento per la pace doveva così rimanere sommerso, nonostante lavorasse incessantemente per porre fine a questa situazione, anche pianificando atti estremi. Il pacifismo non poté però combattere l'inevitabile: e il 14 maggio 2909 scoppiò la Terza Guerra Mondiale. Bastò un test missilistico andato male, che colpì la Cina (senza peraltro causare vittime) invece che il Laos da cui era partito, per causare un incidente diplomatico incredibile: e dopo qualche giorno il mondo, diviso in due schieramenti, entrò in guerra.

La guerra durò pochi mesi, e fu la più distruttiva mai vista. All'inizio del 2810 non esistevano più gli stati, esistevano solo rovine e una nuvola immensa di radiazioni concentrate che si espandeva ormai su quasi tutto il globo. Nella zona ancora non radioattiva, la cui estensione diminuiva sempre più, vivevano ancora degli esseri umani. Uno di loro era Alexei Strogov, un premio Nobel per la fisica che aveva scoperto una tecnica per aprire degli wormhole grazie alla quale, nella sua nativa Siberia, era stato possibile costruire una struttura che consentiva di utilizzare questa particolare tecnologia. Strogov vedeva la fine vicina, la nuvola si allargava sempre di più e presto avrebbe ricoperto tutto il mondo, così decise di utilizzare la struttura come soluzione disperata. L'energia accumulata nelle gigantesche batterie del complesso bastava solo per aprire ventitre wormhole: attraverso di loro avrebbe mandato un messaggio via radio, su una frequenza che non si usava sulla Terra e che quindi sarebbe stata subito riconoscibile dagli altri segnali terrestri. Inoltre, e questo era importante, i messaggi inviati con questo sistema dovevano arrivare prima dell'anno che – dicevano i pochi storici che c’erano nel mondo dopo la corsa alle armi – era quello in cui era iniziato l'armamento, ovvero il 2726. Visto che tutto funzionava bene, il 15 agosto Strogov e il suo assistente mandarono un primo messaggio nello stesso giorno del 2725 attraverso il computer, con un contenuto in inglese e semplicissimo da capire, in modo da risultare subito comprensibile alla gente del passato. Il procedimento per la creazione dello wormhole richiedeva pochi minuti, così quel giorno inviarono per tutte le 23 volte possibili il messaggio a ritroso, con uno scarto di 34 anni l’uno dall'altro invio, in modo tale da distanziarli abbastanza per non sembrare minacciosi, ma abbastanza poco da non essere dimenticati. Passarono pochi giorni da allora ed alla fine la radioattività arrivò anche lì, uccidendo i due scienziati, ormai gli ultimi due uomini rimasti in vita. L'umanità si era autodistrutta. E non per cattiveria o per sete di potere, per una stupidissima incomprensione, unita alla scarsa fiducia nel prossimo e alla paura. Ed è così che la fine venne.

2 commenti:

  1. bello anche se pessimista come al solito

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  2. Come al solito, ottimo racconto, devo dire che questo mi ha preso tantissimo. Bravo!

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