martedì 10 gennaio 2017

"Uomini che odiano le donne" e lo stile

Alla fine dell'anno appena concluso, spinto da una richiesta di Monica, ho deciso di leggere Uomini che odiano le donne dello svedese Stieg Larsson. Come forse saprete, si tratta di un piccolo caso letterario che è venuto fuori intorno a metà degli anni duemila, subito dopo la morte dell'autore, e ha dato il la a una serie di giallisti scandinavi che hanno ripreso la sua eredità.

È stata una lettura tutto sommato interessante e piacevole, anche se non sono proprio un gran lettore di gialli. Il romanzo è piuttosto scorrevole, specie passata la metà: ho letto le quasi settecento pagine in giusto due settimane, nonostante i tanti problemi a cui ho accennato anche qui e i preparativi per le vacanze natalizie. Eppure, nonostante l'esperienza positiva c'è qualcosa del libro che mi ha lasciato insoddisfatto: parlo dello stile.

Devo confessare che ho trovato il libro di Larsson scritto male dal punto di vista tecnico, specie nella prima parte. Forse un po' è colpa anche della traduzione e dell'editing italiano: al netto di alcuni refusi casuali (che comunque in un libro pubblicato da una grande casa editrice non dovrebbero essere presenti) ho trovato anche errori veri e propri.

Apro una breve parentesi: sono quasi certo che lo "hard rock" dell'edizione italiana sia la tradizione del termine svedese "hårdrock", che però significa "heavy metal". Non tutti lo sanno (io ne sono a conoscenza solo per una sorta di deformazione professionale) ma penso che un traduttore dovrebbe, perché altrimenti gli è difficile svolgere al meglio il suo lavoro.

Nonostante questo, sono convinto che la colpa maggiore sia proprio di Larsson. Dubito altamente che sia stato il traduttore a inserire i quei difetti intrinseci della sua scrittura. In primis, il ritmo del romanzo è studiato male. Per la prima metà non succede quasi nulla, è una lunga parte noiosa e ridondante. Poi dopo un po' appaiono improvvise accelerazioni seguite da frenate altrettanto imperiose, fino alla risoluzione del caso, che prende giusto poche pagine. E se alla fine il libro è incalzante, è solo merito della bella trama, non della bravura dell'autore nel creare suspance.

Il suo difetto peggiore è però la tendenza allo spiegone, al superfluo, al raccontare senza mostrare: da questo punto di vista, Larsson è quasi al livello di certi auto-prodotti che si possono trovare su Amazon. Non solo il libro è disseminato di divagazioni sterili che non servono a nulla, nemmeno a dare fascino - altri scrittori ci riescono, ma non lo svedese. Più che altro, l'autore sembra ignorare i fondamenti di base della scrittura creativa.

Un esempio su tutti: l'uso dei dialoghi indiretti al posto di quelli diretti mentre un personaggio parla. Non so voi, ma io lo trovo di una macchinosità allucinante, oltre che uno sbaglio degno solo degli scrittori alle prime armi (non per altro io nei miei primi racconti lo facevo, e come ho già detto mi prende l'orticaria quando torno a rileggerli). E penso che se uno scrittore di oggi fa un errore così marchiano non sia scusabile in nessun caso.

Proprio per questo, sono abbastanza convinto che se Larsson fosse stato un autore alle prime armi e avesse mandato questo suo romanzo agli editori, sarebbe stato scartato: lette le prime pagine lo avrebbero cassato senza pietà. O magari avrebbe incontrato qualcuno che avrebbe capito le potenzialità della storia, ma riconoscendo lo stile acerbo avrebbero ordinato un editing pesante. Se il libro è così la colpa è probabilmente della fama già acquisita dallo svedese come giornalista e commentatore politico, che gli ha spianato la strada verso la pubblicazione.

Per concludere, al netto di alcuni personaggi un po' piatti, di alcuni cliché e qualche incoerenza, ho trovato la trama di Uomini che odiano le donne solida e ben intessuta. Di fatto è un bel libro, rovinato però da uno stile oggettivamente scarso. È un vero peccato: se fosse stato scritto in maniera non dico eccelsa ma almeno decente, sarebbe potuto diventare uno dei miei libri preferiti, oltre che un capolavoro della letteratura mondiale. Così invece è una lettura carina a tempo perso, che però non mi fa venire voglia di recuperare i successori.

La domanda: ti vengono in mente altri libri con una bella trama ma scritti male?

2 commenti:

  1. A me non è dispiaciuto affatto lo stile di Larsson così tecnico e asciutto. Piuttosto non mi è piaciuto che dopo la risoluzione del caso ci fossero altre 200 pagine di libro a occuparsi del caso Wennerstrom e che facessero aggancio con un seguito. Ma questo si spiega col fatto che la trilogia di Millennium in origine fosse stata proposta come un unico libro di 2000 pagine ed è stata poi suddivisa (giustamente) in tre parti dall'editore svedese.
    Sicuramente un libro dalla bella trama è scritto in maniera pessima è La Principessa Sposa di Goldman, da cui è stato tratto invece un film bellissimo.

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    1. L'aggancio con il seguito non l'ho notato, ma è probabile che sia perché non ho letto il seguito :) (e non ho nemmeno molta voglia di leggerlo, come ho detto). Non sapevo che la trilogia fosse un unico libro, comunque.

      In ogni caso, non ho mai letto La Principessa Sposa, e se è come dici tu mi sa che continuerà a stargli alla larga :D . Grazie del consiglio :) .

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