giovedì 14 dicembre 2017

"Magic": quando i cliché non sono negativi

Se sei uno scrittore o anche solo un lettore forte, la parola "cliché" per te avrà quasi di sicuro un'accezione negativa. Da un certo punto di vista, è anche comprensibile: col fatto che oggi pubblicano cani e porci, sono aumentate a dismisura le storie banali, scontate, piene di stereotipi triti e ritriti. Mentre quelle almeno un pelo originali sono molto meno diffuse.

Come scrivo spesso nelle mie recensioni sul blog metal, però, l'originalità da sola non basta se non è supportata da idee valide. Così, esistono per esempio libri peculiari ma che alla fine lasciano poco (mi è capitato di leggerne). E, dall'altra parte, esistono libri ben fatti nonostante i cliché, che vengono riletti in modo da rendere la lettura un'esperienza piacevole: è il caso di Magic (o meglio A Darker Shade of Magic, titolo originale che trovo molto più accattivante della banale versione italiana) della scrittrice americana Victoria E. Schwab

Parliamo di un urban fantasy che presenta moltissimi dei topos del suo genere - e in parte anche da altri, per esempio la fantascienza. Senza fare grandi spoiler, tutta la trama ruota intorno a un oggetto la cui magia consuma chi lo possiede: per neutralizzarlo, bisogna riportarlo nel luogo da cui proviene ed evitare che finisca nelle mani di chi lo userebbe per scopi malvagi. Alzi la mano chi non ha pensato subito al Signore degli Anelli.

Ma in Magic c'è molto di più di questo: tutto il libro è pieno di cliché, anche di quelli considerati di solito più negativi. Per esempio, in parte lo è la protagonista femminile, Lila: riesce in ciò che in teoria non le sarebbe possibile. E poi agisce da buona anche se in teoria sarebbe cattiva, almeno all'inizio del libro: ricade insomma in un certo schema, molto comune in libri e film. Lo stesso si può dire della reazione di Kell, il protagonista maschile, quando per la prima volta la vede in faccia: qui scivoliamo quasi sul romanzo rosa.

Al contrario di quest'ultimo, però, alla fine la storia d'amore non si concretizza come prevedibile, anzi. E questo è solo un esempio:  in generale, la Schwab è molto abile nel prendere tutti questi cliché e rileggerli in qualcosa che risulta fresco, frizzante, poco prevedibile e maturo. Qualcosa insomma che intrattiene molto bene. Merito anche del suo stile, semplice e che ti incolla alla pagina, ma che al tempo stesso riesce a rendere reali e vividi i mondi che descrive e soprattutto le scene d'azione.

Tutto questo è mescolato in un romanzo che non dà mai l'idea di "già letto", nonostante i suoi stereotipi. Come mai? La ragione è che in Magic c'è anche originalità, e soprattutto la già citata abilità dell'autrice nel non far pesare anche il passaggio più trito. E il risultato è un romanzo coinvolgente e splendido, che si legge velocissimo e lascia quasi insoddisfatti alla fine: si vorrebbe leggerne ancora.

Unico difetto? Il fatto che per ora i due libri successivi in quella che è una trilogia non siano ancora stati tradotti in italiano. Io non sono molto ottimista che succeda: dopotutto le tendenze del fantasy oggi sono storielle semplici e banali, con protagonisti adolescenti e storie focalizzati su trame amorose - molto lontano dalla maturità della Schwab. Ed è anche per questo, oltre che per la sua bontà, che ti consiglio di correre a recuperarlo: di sicuro, più interesse si creerà intorno a Magic e più le case editrici saranno spinte a proporre in Italia anche i due seguiti!

Nessun commento:

Posta un commento

Il tuo commento è molto prezioso per me. Anche se mi vuoi insultare perché non ti piace quello che scrivo, fallo pure: a prendere in giro i maleducati mi diverto tantissimo! Ma a essere sincero preferisco chi si comporta bene: se lo farai anche tu, mi farai ancora più contento!